Mi permetto di pubblicare un articolo molto interessante che condivido pienamente, scritto da Luca Lovisolo:
“Un traduttore giuridico è un professionista con una particolare specializzazione nella traduzione di testi di argomento legale. Né in Italia, né in Svizzera è necessario essere iscritti a registri o associazioni specifiche. Il traduttore giuridico non va confuso con il traduttore giurato (istituto esistente, ad esempio, in Germania), così come la traduzione giuridica non va confusa con la traduzione giurata o asseverata.
La competenza linguistica di un traduttore giuridico deve essere particolarmente elevata e flessibile. Va ricordato che a un traduttore giuridico è spesso richiesto (più frequentemente che in altri settori) di tradurre anche verso la propria lingua passiva. La delicatezza e complessità di testi e contesti giuridici, infatti, molte volte rende impossibile coinvolgere più traduttori.
Ci sono molti modi per acquisire le abilità necessarie a svolgere correttamente una traduzione giuridica: il percorso classico è conseguire una laurea in legge o un titolo analogo, oltre a disporre della necessaria competenza linguistica. In alternativa, per chi intende diventare traduttore giudirico, non mancano corsi organizzati da vari Enti. Tuttavia, anche senza uno specifico titolo di studio specialistico, chi si avvicina a questo tipo di traduzione sarà molto aiutato dall’aver lavorato in un ufficio legale internazionale o da altre esperienze che gli abbiano permesso il contatto diretto con la scrittura giuridica e con i meccanismi del diritto. Le competenze da sviluppare sono, in sintesi, tre: la conoscenza del particolare linguaggio degli ambienti forensi e giudiziari, la conoscenza dei rapporti giuridici che si costituiscono nelle diverse relazioni e la conoscenza delle fonti del diritto, incluso il funzionamento della giustizia nei Paesi dove si parlano le lingue che si traducono.
Tutti noi veniamo continuamente a contatto con testi di carattere legale: raramente, purtroppo, li leggiamo. Leggere con attenzione tutti i testi legali nei quali ci imbattiamo ogni giorno (dalle condizioni di trasporto scritte sul biglietto dell’autobus sino al rogito per acquistare un appartamento) e sforzarsi di capire sino in fondo cosa significano, ricercandone i riferimenti nelle fonti, è un buon inizio per comprendere alcune basi della scrittura giuridica.
Ancor più che in altri ambiti, nella traduzione giuridica è esclusa la possibilità di tradurre “a senso”, ossia senza comprendere sino in fondo le implicazioni di ciò che si sta scrivendo. Il diritto è una materia estesissima e in continua evoluzione: concerne ogni aspetto della vita pubblica e privata, della persona e della collettività. Per chi desidera diventare traduttore giuridico è importante scegliere un settore del quale appassionarsi e approfondirlo dovutamente. Le compravendite internazionali, ad esempio, generano molti testi da tradurre, sotto forma di contratti, condizioni di vendita e di trasporto, pratiche di recupero crediti. Per tradurre correttamente questi testi è necessario conoscere quali relazioni si instaurano fra i soggetti coinvolti e avere una sufficiente conoscenza della legislazione che regola il settore. Per acquisire queste competenze vi sono ottimi corsi, ad esempio quelli tenuti dalle Camere di Commercio nell’ambito dell’internazionalizzazione delle imprese.
Fra le incognite più insidiose della traduzione giuridica vi è la diversità degli ordinamenti legislativi e giudiziari fra i singoli Paesi: ben difficilmente una legge o le competenze di una certa istituzione all’interno di un Paese trovano un corrispettivo assolutamente analogo nell’ordinamento di un altro. Una prima, grande divisione esiste fra gli ordinamenti fondati sul diritto romano e germanico e quelli fondati sulla common law. Anche all’interno di queste grandi famiglie, tuttavia, e persino fra le diverse giurisdizioni locali di certi Stati federali (ad esempio la Svizzera, la Germania o la Russia), sussistono differenze importanti. E’ per questo che il traduttore giuridico deve saper utilizzare speditamente le fonti del diritto (legislazione, giurisprudenza e dottrina), per comprendere sino in fondo le ragioni del testo che traduce e scegliere correttamente i termini da utilizzare, per non indurre il lettore della traduzione a immaginare paralleli fra istituzioni o fattispecie che possono avere una denominazione simile, ma competenze e ruoli diversi.
Da una traduzione giuridica possono dipendere valori importanti: la riuscita di un affare internazionale, il buon esito di una causa per danni, ma anche il regolare svolgimento di un divorzio, di un’eredità o di un’adozione internazionale. La responsabilità che grava sul traduttore giuridico è molto elevata: gli atti tradotti giungono spesso direttamente davanti ai giudici senza che né questi, né i legali delle parti possano verificare l’esattezza delle traduzioni. Anche per questo motivo la traduzione giuridica resta fra le attività più gratificanti per un traduttore, e permette di conoscere direttamente, dalla viva voce dei documenti, aspetti della vita sociale e imprenditoriale che solo di rado vengono alla luce.”
Questo articolo deve far riflettere chi vuole intraprendere la professione di traduttore e pensa che la conoscenza di una lingua basti. Il traduttore non traduce solo da una lingua ma, un linguaggio.

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