CITTADINANZA PER RESIDENZA

E’ possibile richiedere il riconoscimento della cittadinanza italiana se si risiede in Italia da un certo periodo.

REQUISITI:

per gli stranieri non comunitari occorrono 10 anni di residenza continua in Italia, per i comunitari solo 4 anni; tutti devono dimostrare di avere avuto un reddito superiore a 8500 €/anno per gli ultimi tre anni (è possibile cumulare il reddito con i membri della propria famiglia)

i figli minorenni, se risiedono in Italia al momento della concessione della cittadinanza dei genitori, la ricevono contemporaneamente, la loro richiesta è collegata automaticamente

COME SI FA LA RICHIESTA?

Per ottenere la cittadinanza italiana occorre compilare l’apposito modulo (Mod B)  e presentarlo in prefettura. Ogni Prefettura stabilisce proprie modalità

 

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Il traduttore: un ponte tra due culture

Runyang-Bridge

Quando penso al lavoro del traduttore, mi viene in mente l’immagine di un ponte che unisce le sponde di due Paesi diversi, abitati quindi da persone che parlano lingue differenti: ecco che il traduttore può essere considerato un ponte tra due culture, un professionista che trasforma l’incomprensibile fiume di parole che scorre nel testo sorgente, rendendolo comprensibile a persone che parlano la sua stessa lingua ma non quella dell’autore del testo.

Penso che il traduttore, il nostro ponte tra due “mondi” più o meno lontani, sia anche un artista della parola, una persona che di volta in volta debba trovare le parole più adatte per trasporre concetti da una lingua ad un’altra, attenendosi naturalmente al messaggio dell’autore. Questo tratto della professione è più evidente quando si lavora su testi quali una brochure di un hotel, dove il testo tradotto deve risultare “accattivante”. D’altro canto anche nell’affrontare testi tecnici ci si trova a dover rendere comprensibili determinate frasi che, se tradotte in maniera letterale, risulterebbero incomprensibili al committente. Il traduttore si trasforma a volte in prestigiatore della parola, il quale non estrae dal cilindro un candido coniglio ma piuttosto l’oscuro significato di frasi complesse.

Come conoscere l’esito del test di lingua italiana per gli stranieri?

Traducendo

Considerando il numero in aumento di domande sull’esito (risultato) del test di lingua italiana per gli stranieri, ho il piacere di postare dal sito del Ministero dell’Interno:

Come conoscere l’esito del test?

■ Il risultato del test è inserito dalla Prefettura nel sistema informativo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno
■ lo straniero può verificare l’esito del test accedendo via web all’indirizzohttps://testitaliano.­interno.­it e consultare il risultato conseguito
■ in caso di esito negativo, lo straniero può ripetere la prova ed effettuare un’altra richiesta per sostenere di nuovo il test
A fronte del superamento del test non viene rilasciato alcun attestato.

E se lo straniero è già in possesso di una buona conoscenza della lingua italiana?

L’articolo 4 del Decreto del 4 giugno 2010 individua i casi in cui non è necessario effettuare il test della lingua italiana e per i…

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Care este diferenţa dintre domiciliu şi reşedinţă?

Adeseori se face confuzie între “domiciliu” şi “reşedinţă”. Din această cauză apar diverse variaţiuni pe această temă în scopul nobil de a aduce lămuriri suplimentare, ca: “domiciliu permanent“, “reşedinţă permanentă, “domiciliu stabil“, “domiciliu flotant” etc.

Din fericire există un text de lege care clarifică lucrurile,  Ordonanţa de Urgenţă a Guvernului numărul 97 din 2005 (aprobată ulterior printr-o lege), unde putem găsi definiţii pentru ambii termeni.

Iată cele mai importante prevederi din această ordonanţă referitoare la subiectul nostru:

–  cetăţenii români nu pot avea în acelaşi timp decât un singur domiciliu şi/sau o singură reşedinţă. În cazul în care aceştia deţin mai multe locuinţe, îşi pot stabili domiciliul sau reşedinţa în oricare dintre ele;

–  domiciliul persoanei fizice este la adresa la care aceasta declară că are locuinţa principală;

–  reşedinţa este adresa la care persoana fizică declară că are locuinţa secundară, alta decât cea de domiciliu.

Aşadar, după cum se poate observa din lectura definiţiilor de mai sus, nu există domiciliu permanent şi altul de sezon. Atunci când o persoană are încheiat un contract de locaţie (chirie) pentru un apartament, în fapt respectiva persoană are reşedinţa la adresa apartamentului închiriat, iar nudomiciliu flotant ori domiciliu temporar. Domiciliul persoanei rămâne cel trecut în cartea de identitate.

Cosa significa “tradurre”

Molti pensano basti conoscere una lingua straniera o essere bilingue per poter essere un traduttore o lavorare come tale, ma chi dedica i suoi studi e la sua vita a questo mestiere sa che non è sempre così. I fattori che incidono sul lavoro di traduzione sono tanti: l’ottima conoscenza non solo linguistica ma anche culturale sia della lingua di partenza che di quella di arrivo, il fatto di dover tenere sempre presente il contesto socio-culturale di entrambe le lingue (che spesso è molto diverso), lo studio e la buona conoscenza di base dell’argomento che ci apprestiamo a tradurre (soprattutto nel caso di traduzioni più specifiche, come quelle mediche, giuridiche, scientifiche, ecc.). Il lavoro che un traduttore svolge è sicuramente un lavoro di grande responsabilità e rilevanza sociale. Grazie a lui, popoli e culture diverse hanno modo di conoscersi e scambiarsi informazioni tra loro. Basti pensare in primo luogo alla letteratura, ma anche alle opere scientifiche, ai trattati di medicina o di arte, fino ad arrivare al cinema e alla televisione. Oggi non tutti avrebbero modo di leggersi Anna Karenina, di studiare su di un manuale di medicina americano, o perché no, guardarsi l’ultima serie di Grey’s Anatomy nella propria lingua se dietro non ci fosse il lavoro di un traduttore. Eppure molti di noi lo danno per scontato.

Amo il lavoro della traduzione. Ma se dovessi etichettarlo in qualche modo, la prima cosa che mi viene in mente è una: il lavoro del traduttore è un lavoro infame. Già, perché molto spesso ci si focalizza solo sugli aspetti più positivi e nobilitanti del tradurre. Ma nella realtà, le cose sono un po’ diverse. Il lavoro del traduttore è un lavoro solitario e certosino che viene svolto nell’ombra. Si passano intere ore, giorni e notti rinchiusi in una sorta di isolamento. Il nostro unico compagno è il testo da tradurre, non sempre facile da capire e da interpretare. Con lui (e il suo autore) dobbiamo aprire un vero e proprio dialogo. E non è sempre facile.

Autore dell’articolo:
Maria Federica D’Oria
Traduttrice freelance
EN-FR>IT

Fedeltà linguistica o fedeltà al testo?

Ogni volta che un traduttore si trova di fronte a un testo tecnico, gli si pone un dubbio, ossia restare fedeli alla linguistica o al contenuto del testo originale? Si sa, si può tradurre un testo quasi perfetto da un punto di vista strettamente linguistico, ma spesso il risultato è una traduzione approssimativa e insufficiente. Inoltre la sintassi, la morfologia e la semantica creano ancor più difficoltà in quanto il testo tecnico usa un linguaggio più sintetico, utile per descrivere in modo chiaro l’oggetto o il procedimento in questione, ma diventa motivo per il quale il traduttore deve stare molto attento al contenuto semantico e alla reazione che il testo deve produrre nei destinatari. Si possono creare problemi di tipo linguistico-semantico ad esempio la polisemia, la omonimia, i falsi amici, la sinonimia, l’iperonimia, l’iponimia, l’antonimia ecc. Per questa ragione la scelta dei termini è alla base di questo processo, visto che devono esprimere in modo preciso il significato del testo originale. Nel caso di traduzioni giuridiche, medico-scientifiche, socio-economiche ecc. bisogna sempre dare primaria importanza al contenuto e non alla fedeltà linguistica. La traduzione non è mai solo un problema linguistico ma anche un problema che riguarda la cultura, la storia, le tradizioni, il sistema socio-politico e giuridico del paese in questione. Proprio a questo proposito Umberto Eco ha scritto un saggio Riflessioni Teorico-pratiche sulla traduzione affermando che “una fedeltà linguistica permette una fedeltà culturale.” I due principali obiettivi di un traduttore sono: comprendere il significato del testo di partenza e la ricerca della terminologia equivalente nella lingua di arrivo. È evidente che dipende anche dalla tipologia di testo, ad esempio un testo giuridico è caratterizzato da una terminologia specializzata di una professione o di una specifica attività per questo motivo i termini giuridici devono corrispondere a significati univoci.

Ottenere una traduzione quasi perfetta in questo ambito è praticamente impossibile, lo è in ogni settore, ancor di più in campo giuridico; a tal proposito Ortega e Gasset nel loro saggio Miseria e splendore della traduzione, affermano che “è un’utopia credere che due vocaboli appartenenti a due lingue, e che il dizionario ci indica come traduzione l’uno dell’altro, facciano riferimento esattamente agli stessi oggetti”. Il traduttore deve tener presente tutti gli aspetti extra-linguistici prima di iniziare a tradurre. I significati, le connotazioni, le peculiarità semantiche del linguaggio riflettono le tradizioni, la cultura e il sistema del loro paese. Concludo dicendo che conoscere bene una lingua non significa essere un bravo traduttore, tradurre implica un’abilità specifica che richiede competenza traduttiva e il sapere specifico per comprendere le informazioni, a volte molto tecniche, del testo originale, la bravura sta nel riuscire ad esprimerle, traducendole in modo adeguato e corretto.

Autore dell’articolo:
Teresa Sasso

Il traduttore freelance o meglio, il professionista della traduzione

traduttori freelance sono il perno su cui si basa il settore della traduzione. Si tratta di professionisti che operano quasi sempre dietro le quinte ma senza i quali il mondo dell’intermediazione linguistica non esisterebbe neppure.
A loro è dovuto il successo delle agenzie di traduzione e dei progetti dei loro clienti.
I principali criteri che determinano la professionalità di un traduttore sono:
> Padronanza della lingua di destinazione scritta
> Padronanza della lingua di partenza
> Conoscenza della cultura dei paesi dove si parlano le due lingue
> Titoli di studio
> Certificazioni da parte di enti riconosciuti
> Esperienza lavorativa nel settore della traduzione
> Esperienza lavorativa in altri settori
> Competenze specialistiche in uno o più settori
> Conoscenze informatiche generali
> Talento nel tradurre
> Velocità di esecuzione
> Affidabilità

Padronanza della lingua di destinazione scritta
I traduttori traducono normalmente verso la loro lingua d’origine. Il primissimo requisito è pertanto saper scrivere in modo corretto nella propria lingua. Un requisito apparentemente scontato ma che in realtà non lo è affatto. Conoscere alla perfezione le regole grammaticali, ortografiche e sintattiche, ed essere in grado di esprimersi con uno stile adeguato al contesto, non è cosa da tutti. È una prerogativa che si acquisisce con anni di studio teorico seguiti da una pratica costante nel corso del tempo.
È evidente che, nella scelta di un traduttore, la padronanza della lingua scritta è un fattore tanto più importante quanto più ci si avvicina alla traduzione editoriale o addirittura letteraria. Nella traduzione tecnica hanno sicuramente più peso abilità di tipo diverso, come la conoscenza specialistica di un determinato settore.

Padronanza della lingua di partenza
Molti credono che per poter essere traduttori basti parlare una seconda lingua. Non è affatto così. Avere un genitore straniero, aver lavorato o studiato per un breve periodo all’estero o aver vissuto anche a lungo in un contesto bilingue, sono fattori sicuramente positivi ma non sufficienti. La traduzione professionale richiede una conoscenza piena della lingua di partenza, non basta esprimersi in modo corretto a livello orale.
Come per la lingua di destinazione, è fondamentale che il traduttore ne conosca alla perfezione la grammatica, l’ortografia e la sintassi. Per raggiungere questo traguardo sono necessari anni di studio e di letture. Solo così si può arrivare a comprendere in tutta la loro finezza certe costruzioni linguistiche particolari come i giochi di parole, i sottintesi, le frasi fatte, le espressioni colloquiali, le metafore, i proverbi.

Conoscenza della cultura dei paesi dove si parlano le due lingue
L’aspetto culturale è fondamentale per tradurre e localizzare un documento o un sito internet in modo corretto. Una traduzione non è una semplice trasposizione di parole da una lingua ad un’altra. Talvolta in un documento sono presenti concetti che non hanno neppure un corrispondente nella lingua d’arrivo. In altri casi, concetti assolutamente normali ed accettati nella lingua di partenza possono risultare offensivi nella lingua di destinazione. Lo stesso dicasi per le immagini. Per evitare di fare errori grossolani traducendo, è importante conoscere a fondo la cultura, la mentalità e i costumi dei paesi dove vengono parlate le lingue oggetto della traduzione. È pertanto imprescindibile aver vissuto a lungo in tutti e due i paesi e continuare a mantenere un legame con entrambi con viaggi piuttosto frequenti.

Titoli di studio
La cultura generale è un altro aspetto importante da valutare nel curriculum di un traduttore. Avere competenze specialistiche in un settore è utilissimo ai fini della traduzione, ma è altrettanto importante possedere anche un valido background culturale costruito in ambito accademico.
Per essere un buon traduttore non è obbligatorio essere laureati, tuttavia, una laurea specialistica è sicuramente un ottimo biglietto da visita .
Altrettanto importanti, e forse ancor di più, sono i titoli di studio universitari e i master specifici del settore della traduzione, anche se non sempre sono dei validi indicatori circa la bravura e la competenza di un traduttore. Spesso, la pratica e il talento riescono a compensare efficacemente la mancanza di studi mirati.

Certificazioni da parte di enti accreditati
Spesso, i traduttori, dopo aver terminato il proprio percorso di studi, conseguono titoli, certificati e attestati di vario genere. Possedere tessere di associazioni di categoria (quali AITI e ANITI, ecc.), non dà molte indicazioni circa l’abilità di un traduttore, ma trasmette comunque un’immagine di serietà professionale. Lo stesso ragionamento vale per registrazioni presso camere di commercio, tribunali ed enti simili, così come per i certificati di esami sostenuti presso associazioni professionali o altre organizzazioni del settore.

Esperienza lavorativa nel settore della traduzione
Un traduttore esperto dà maggiori garanzie poiché ha imparato dagli errori fatti in passato ed è lecito ritenere che non li ripeterà di nuovo. Gli anni di carriera forniscono una chiara indicazione sulla fiducia ricevuta dal mercato in modo continuativo.
I traduttori poco capaci sono quasi sempre meteore, i traduttori in gamba continuano a svolgere questa professione nel corso del tempo, segnale inequivocabile della loro capacità di ottenere reddito e quindi della loro bravura.

Esperienza lavorativa in altri settori
Il traduttore ideale è una persona che ha maturato un’esperienza lavorativa in un settore specifico, ottenendo direttamente sul campo nozioni e competenze difficilmente acquisibili con studi prettamente teorici.
È evidente che aver lavorato a certi livelli in un determinato settore, non è una condizione sufficiente a fare di una persona un buon traduttore, ma chi ha intrapreso questo tipo di percorso, parte sicuramente avvantaggiato rispetto a chi ha lavorato unicamente come traduttore.

Competenze specialistiche in uno o più settori
Per eseguire una traduzione di elevata qualità è necessario conoscere in modo approfondito l’argomento trattato nel documento da tradurre e possedere un ottimo bagaglio terminologico nel settore corrispondente. I modi per acquisire tali competenze sono due: quello teorico e quello pratico. Studiando a fondo una materia è possibile raggiungere livelli di assoluta eccellenza. Tuttavia, come abbiamo accennato nel paragrafo precedente, nei settori che richiedono una preparazione tecnica specifica, l’esperienza acquisita sul campo è la migliore possibile.

Conoscenze informatiche generali
Al giorno d’oggi l’informatica è fondamentale in qualsiasi settore. Anche il campo della traduzione non fa eccezione: è impensabile operare in questo settore senza gli adeguati supporti tecnologici. Per questo motivo, è richiesta la perfetta conoscenza dei principali programmi di videoscrittura, dei fogli elettronici, dei programmi di presentazione, dei database, nonché grande dimestichezza nell’utilizzo dello strumento internet.

Talento nel tradurre
Il talento non è qualcosa che si può acquisire con il tempo né tanto meno lo si può apprendere sui banchi di scuola. È una dote innata che semplicemente si ha o non si ha.
Chi è provvisto di talento lo può affinare nel corso del tempo con lo studio e con il lavoro. Al contrario, chi non ce l’ha, difficilmente potrà diventare un traduttore di successo.

Velocità di esecuzione
In un mondo che viaggia a mille all’ora, non è raro che ci vengano richieste traduzioni urgenti o urgentissime. In questi casi, per venire incontro alle esigenze dei clienti, è necessaria grande rapidità d’azione nell’organizzare il progetto da parte dell’agenzia e grande velocità nell’eseguire il lavoro da parte dei traduttori. Naturalmente, chiunque è consapevole che, riducendo i tempi standard di lavorazione, la qualità del prodotto finale si abbassa. Tuttavia, il traduttore deve fare in modo che, pur abbassandosi, rimanga comunque a un livello elevato. Per questo motivo, un’altro dei fattori che viene preso in considerazione dalle agenzie di traduzione è il mix fra rapidità di esecuzione e qualità di traduzione.

Affidabilità
L’affidabilità è sinonimo di serietà, di passione per il proprio lavoro, di puntualità nelle consegne, di qualità di traduzione, di disponibilità e flessibilità.
Un traduttore affidabile è un professionista che possiede tutte queste prerogative e non tradisce mai.
Per ovvi motivi, l’affidabilità è un parametro impossibile da valutare nel breve periodo, la si costruisce gradualmente nel tempo, traduzione dopo traduzione.

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I traduttori automatici

I traduttori automatici (e i giornalistucoli raccomandati) sono la principale fonte di umorismo del ventunesimo secolo… Conosco delle persone che ci si baloccano per farsi delle grasse risate ed io sono una di quelle, d’altronde come si fa a non ridere davanti a un simile articolo firmato da Paolo Attivissimo e pubblicato sul suo blog?

“Repubblica” colta a usare i traduttori automatici. E pure male

 Questo articolo vi arriva grazie alla segnalazione di RobertGh*.

Questa schermata di Repubblica, tratta da qui, rivela il metodo di lavoro altamente professionale utilizzato dalla redazione: invece di sapere almeno l’inglese, i suoi giornalisti usano i traduttori automatici. E li usano anche male. Prendono la notizia in inglese, la danno in pasto al traduttore automatico, e pubblicano qualunque cosa ne venga fuori. Senza neanche pensarci su, evidentemente. Osservate attentamente la schermata qui sotto (immagine e didascalia). Se siete increduli, ascoltate anche l’audio del servizio.

screenshot

La nonnina supersportiva australiana viene chiamata Dorothy De Basso da Repubblica. Lontane origini italiane? Macché. Guardate come si firma sulla racchetta. Dot (diminutivo di Dorothy) De Low.

E a noi chiedono di delegare a questi mestieranti il compito di informarci su quello che succede nel mondo. Pagandoli per questo privilegio. Spiritosi.

Io aggiungo che magari La Repubblica ha scelto la linea “ridere per non piangere”, e ha deciso di trasformarsi in foglio satirico…

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Come ottenere la cittadinanza italiana

Con la legge 15 luglio 2009 n. 94 sono state introdotte alcune novità riguardo ai requisiti necessari per ottenere la cittadinanza italiana.

Per le richieste di concessione della cittadinanza per matrimonio di un coniuge straniero con cittadino italiano, si passa da sei mesi a due anni di residenza legale (iscrizione anagrafica) o tre anni se residente all’estero. Tale termine è ridotto ad 1 anno in presenza di figli, anche adottivi. [Vedi la circolare n. 13074 del 7 ottobre 2009].

In passato nel caso di separazione dei coniugi, il riconoscimento della cittadinanza permaneva, perché era sufficiente essere in possesso dei requisiti al momento della presentazione della domanda.  Adesso, nel caso di presentazione dell’istanza di riconoscimento della cittadinanza italiana alla Prefettura competente in cui interviene lo scioglimento del matrimonio o la separazione dei coniugi, l’istanza verrà rigettata poiché è stato stabilito che il rapporto di coniugio deve permanere fino all’adozione del provvedimento di riconoscimento da parte del Ministero dell’Interno.

Nel caso in cui vi è la separazione dei coniugi e successivamente interviene una riconciliazione tra il richiedente straniero e il coniuge italiano, bisogna redigere apposita dichiarazione nell’atto di matrimonio, e in questo caso, i termini previsti per la concessione della cittadinanza dovranno essere conteggiati ex novo a partire dalla data della riconciliazione. [Vedi la circolare n. 6415 del 17 maggio 2011].

Un’altra importante novità è che non sarà più possibile auto-certificare lo stato di famiglia, la residenza. Pertanto, il possesso dei requisiti deve essere certificato attraverso il supporto di documentazione (i certificati). Lo stesso vale anche per i cittadini comunitari.

Viene introdotto, infine, il versamento di un contributo pari a 200 € per le nuove istanze.

Ecco i documenti da allegare al modulo per la presentazione della richiesta di cittadinanza:
– estratto dell’atto di nascita completo di tutte le generalità (per i cittadini romeni e moldavi vale il certificato di nascita apostillato e tradotto in lingua italiana da un traduttore iscritto all’Albo);
– certificato penale del Paese di origine e degli eventuali Paesi terzi di residenza;
– titolo di soggiorno;
– atto integrale di matrimonio (per i cittadini romeni e moldavi, se non sposati con un cittadino italiano,  vale il certificato di matrimonio apostillato e tradotto in lingua italiana da un traduttore iscritto all’Albo);;
– stato di famiglia;
– certificato storico di residenza;
– certificato del casellario giudiziale e dei carichi pendenti;
– certificato di riconoscimento dello status di rifugiato o dello status di apolide;
– ricevuta di versamento del contributo di € 200,00.

Spero che l’articolo sia stato esauriente. Nel caso in cui avete già inoltrato la domanda per la cittadinanza, potete consultare on line lo stato della pratica cliccando sull’immagine di qua sotto

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Traduttori: poco pagati

InterpreterNicoleKidman

Un mestiere che cambia, con la globalizzazione dei mercati, ma è ancora “sottovalutato”. Ecco la fotografia del settore nelle anticipazioni di un’indagine condotta dall’Associazione italiana traduttori e interpreti. Specializzazioni emergenti e punti deboli: intervista al presidente Sandro Corradini.

LA MAPPA DELLA FORMAZIONE: le lauree specialistiche.

OCCUPAZIONE E LINGUE:imprese alla ricerca di laureati bilingue

di LUCA BALDAZZI
Tempi duri per traduttori e interpreti. Cambiano le specializzazioni e le richieste del mercato, le competenze si evolvono, ma non cambia un dato di fondo: è un mestiere tanto qualificato quanto, in generale, ancora sottopagato. Lo conferma un’indagine condotta dall’Aiti (www.aiti.org), associazione nazionale del settore, tra circa 800 professionisti che lavorano con la lingua italiana, sia nel nostro Paese sia all’estero. La ricerca, in via di completamento, sarà pubblicata sulla rivista “Il Traduttore” e inviata ad addetti ai lavori, aziende, Università, scuole e biblioteche. “Abbiamo fatto il nostro ‘studio di settore’ – spiega Sandro Corradini, presidente dell’Aiti – e abbiamo scoperto cose interessanti, ma anche molte note dolenti”.

Ad esempio?
“Le risposte valutabili al nostro questionario sono state 670, all’85% di donne, il che rispecchia più o meno il quadro nazionale della professione. I campi della traduzione nei quali oggi c’è maggiore richiesta da parte del mercato sono quelli tecnico-scientifici. Nell’ordine: al primo posto industria e tecnologia, poi giurisprudenza, marketing e pubblicità, economia e finanza, informatica e farmaceutica. Per chi studia da traduttore o interprete, quindi, può valere la pena specializzarsi e acquisire competenze linguistiche specifiche in uno di questi cinque settori. Del resto è l’indicazione che suggeriremo alle Università, che attualmente, con la seconda fase della riforma ‘3 più 2’, sono impegnate a definire in modo più compiuto i contenuti delle lauree specialistiche di secondo livello. L’idea è di arrivare a una ‘Laurea magistrale unica’, con due specializzazioni, in traduzione o in interpretariato di conferenze”.

E le note dolenti?
“Stanno purtroppo nel reddito. Nel campo dell’editoria, delle traduzioni letterarie e di saggistica, si lavora a tariffe quasi inferiori a quelle delle colf. Il prezzo medio oscilla tra gli 8 e i 16 euro a cartella, con maggiore frequenza di compensi intorno ai 10 euro. E va considerato che spesso, per tradurre una cartella di testo, non basta un’ora. Va un po’ meglio a chi fa traduzioni tecniche, ma non poi tanto. Sul mercato italiano, quello che paga meno di tutti in Europa, la media è di 20 euro a cartella, mentre all’estero si arriva a 40-45 euro”.

Perché è così poco pagato un lavoro per cui si può studiare anche 8-10 anni tra corsi di laurea e master?
“Per vari motivi. Uno è la mancanza di un riconoscimento giuridico della professione e delle relative qualifiche e di un tariffario codificato. Quest’ultimo c’era, ma l’Antitrust lo ha abolito nel 2004. Così chi ha bisogno di un servizio di traduzione non ha punti di riferimento: i committenti non sanno valutare la difficoltà di un lavoro e il grado di professionalità richiesto. In pratica, rischia di valere uguale chi ha trascorso sei mesi in Inghilterra e chi invece ha alle spalle una laurea e anni di esperienza. Così, mentre con l’internazionalizzazione aumenta la richiesta di lavoro da parte delle aziende, si assiste in parallelo a una drastica riduzione delle tariffe”.

Ma da traduttore si può lavorare solo come freelance?
“Solo l’Unione europea e organismi internazionali come la Corte di giustizia dell’Ue prevedono contratti di assunzione per ‘traduttori’. Nelle aziende in genere non si applica questo profilo specifico: si può essere impiegati come ‘mediatori linguistici’, in società fortemente orientate all’export, per gestire i rapporti commerciali con l’estero, accompagnare clienti durante le fiere e così via. Per questo profilo basta la laurea triennale in mediazione linguistica: un corso offerto praticamente da tutte le Università italiane, che però quanto a competenze non prepara sufficientemente per inserirsi sul mercato come liberi professionisti. Nelle case editrici, invece, raramente i traduttori sono ‘interni’”.

Il boom economico della Cina aprirà nuove e migliori prospettive di lavoro?
“In realtà, per ora, nei rapporti tra Italia e Cina si usa quasi sempre l’inglese come lingua veicolare intermedia. Gran parte del lavoro di traduzione in Italia si svolge da e verso l’inglese (80%), seguito dal tedesco, dal francese e dallo spagnolo. Va anche considerato che, per imparare davvero bene il cinese, i tempi sono molto lunghi. Per capirci: anche chi lo ha studiato all’Università difficilmente sarebbe in grado di tradurre in cinese un manuale di istruzioni per l’uso di una tv o una lavatrice. A lungo termine, comunque, studiare una lingua ‘rara’ o emergente come l’arabo o lo stesso cinese può essere una carta in più da giocare”.

Un consiglio a chi inizia a lavorare come traduttore?
“Essere professionali nel proporsi, e non avere fretta di ‘vendersi’ per pochi euro. Occorre pazienza, perché offrirsi a tariffe basse pur di guadagnare qualcosa è una strategia che a lungo andare non paga. Meglio fare un tirocinio in più in un’agenzia di traduzioni, fare esperienza e magari intanto specializzarsi in un settore”.